La fissione nucleare è sicura, le sue conseguenze no

La fissione nucleare è centrale nella nostra vita di tutti i giorni, ma non solo dal punto di vista energetico. Da Chernobyl ad Arkhangelsk, le cronache di cosa potrà andare storto

20 dicembre 20205 minuti

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Cosa pensi se dico “centrale nucleare”?

Quando si sente parlare di centrali nucleari il pensiero vola subito in due luoghi in particolare: Chernobyl e Springfield. Quella dei Simpson, ovviamente. La cultura pop in questi casi ha sempre la meglio, e la miniserie del 2019 di HBO e Sky Atlantic sul disastro in Ucraina ha contribuito notevolmente (per chi non l’avesse vista, si può trovare qui doppiata in italiano). Eppure c’è sempre chi non si accontenta di qualche semplice riferimento e vuole approfondire, ad esempio provando a capire dov’è la centrale di Chernobyl, se la zona di alienazione esiste davvero e soprattutto com’è fatta. Potremmo immaginarci animali mostruosi o creature bizzarre, ma la realtà è un po’ più semplice di così. O meglio, le mutazioni ci sono, ma non hanno nulla a che vedere con dei superpoteri.

I nuovi padroni della città

Immaginiamo di prendere un compasso e di tracciare un cerchio di circa 30 chilometri di raggio intorno all’ex centrale nucleare di Chernobyl. Ecco, quella è grossomodo la zona di alienazione. Un grande bosco controllato con regole molto rigide. Chi vi accede ha bisogno di permessi particolari e può rimanere solo per un tempo limitato. Per ovvie ragioni, a nessuno è permesso abitare in quest’area, e la mancanza di esseri umani ha permesso alla natura di riprendere possesso del territorio.

Gli animali hanno iniziato a tornare, come raccontava qualche anno fa National Geographic. Alcuni insetti secondo i ricercatori presentano dei chiari segni di mutazione, e su alcuni uccelli sono stati notati segni riconducibili a tumori. Come si può facilmente immaginare, la causa è l’alta radioattività che ancora permea l’area. Ma c’è anche chi sostiene che questo fenomeno non sia circoscritto, anzi. È in spostamento.

Secondo una ricerca del 2018 la popolazione di lupi grigi che vive nei dintorni di Chernobyl potrebbe spostarsi, trasportando e trasmettendo le mutazioni in Europa. Non si tratta più di un problema dell’Ucraina, o della Bielorussia, o al massimo della Russia: è diventata una questione potenzialmente globale. Ma in realtà lo è sempre stata.

Centrali nucleari a fissione nel mondo

Le centrali nucleari a fissione nel mondo WANO

Come punti su un planisfero

Nel maggio del 1989, a quasi tre anni esatti dall’incidente di Chernobyl, venne costituita la WANO – Associazione Mondiale di Operatori del Nucleare, con lo scopo di prevenire ulteriori simili disastri. La mappatura completa e interattiva degli impianti nucleari offerta dalla WANO mostra qualcosa di molto particolare. Esiste una grande fascia di distribuzione delle centrali per la produzione di energia elettrica con il nucleare, ed è concentrata nell’emisfero nord del mondo. Sono solo quattro gli stabilimenti al di sotto dell’equatore.

Con il referendum del 1987 e quello del 2011 l’Italia ha messo un punto alla produzione di energia con il nucleare sul suo territorio, ma non si può dire che i vicini europei abbiano fatto lo stesso. Un settimo di tutta l’energia consumata in tutta l’Unione Europea è prodotto con la fissione nucleare, e addirittura il 15% dell’elettricità italiana proviene dalle centrali francesi.

Poi c’è il fattore sicurezza. Secondo recenti dati forniti dall’Università di Oxford, l’energia atomica è del 99,8% più sicura rispetto al carbone e del 99,6% rispetto al petrolio. Le energie rinnovabili sarebbero ovviamente più sicure, ma questo è un aspetto su cui puntano molto i sostenitori dell’atomo.

Tassi di mortalità per produzione di energia

Tassi di mortalità per produzione di energia per TWh Our World in Data

C’è sicurezza e sicurezza

C’è però sicurezza e sicurezza. Se da un lato secondo gli ultimi dati il nucleare più moderno avrebbe un impatto bassissimo dal punto di vista delle emissioni di CO2, e ancora minore in termini di costo di vite umane, dall’altro restano ancora molte questioni aperte. Le scorie, ad esempio, con la loro dose di radioattività, il loro stoccaggio e trattamento.

Altro grande problema aperto sono gli incidenti, che rappresentano un potenziale di rischio elevatissimo. La loro frequenza negli ultimi anni è ridotta, ma ciò non significa che non possano accadere.

Arkhangelsk, 8 agosto 2019

L’8 agosto 2019 si verificava una grande esplosione nella base navale russa di Arkhangelsk. Nell’incidente persero la vita cinque ricercatori, ma subito si verificò un fatto che distolse l’attenzione dalle vittime. Venne registrato un (apparentemente) inspiegabile picco di raggi gamma. Solo lentamente, nell’arco di diverse settimane, le agenzie russe iniziarono a far trapelare informazioni: l’esplosione aveva coinvolto un reattore nucleare, con ogni probabilità legato ad attività belliche. Le indagini non sono ancora chiuse, ma c’è ancora almeno un elemento su cui riflettere.

A distanza di un anno, gli esperti del Centro Federale di Ricerca per la Ricerca Artica Integrata, una branca dell’Accademia delle Scienze russa, hanno condotto alcune ricerche sul territorio intorno ad Arkhangelsk. La regione si trova nell’Artico, e abbonda di torbiere. Come ci si poteva aspettare, le tracce dell’esplosione del 2019 sono le più evidenti, ma si trattava di un esperimento militare, dopotutto. Andando un po’ più a fondo, i ricercatori hanno trovato chiari segni dell’incidente di Chernobyl. Trentacinque anni dopo e a 2.300 chilometri di distanza.

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