Metodo del condizionamento e induzione di nuove fobie

È possibile indurre una fobia in un individuo? Durante i primi anni del Novecento sono stati effettuati alcuni studi sul comportamentismo ad opera dello psicologo John Watson, il quale cercò di indurre la fobia per i topi in un bambino di un anno utilizzando il metodo del condizionamento.

22 gennaio 20213 minuti

Indice

Il comportamentismo

Quando parliamo di comportamentismo ci riferiamo a quell’approccio alla psicologia secondo cui gli unici dati immediatamente riscontrabili e riconoscibili sono quelli direttamente osservabili e manifesti, motivo per cui l’unica unità di analisi possibile è quella che si basa su di essi.

È dunque tramite l’osservazione del comportamento che si costruisce la possibilità di rilevare come le risposte di un soggetto mutino in relazione al tipo di stimolo cui è esposto.

Metodo del condizionamento ed induzione di nuove fobie

Il condizionamento è una metodologia utilizzata per indurre un cambiamento nella risposta di un soggetto sottoposto ad uno stimolo ambientale. Per spiegare il più chiaramente possibile tale metodo, occorre fare riferimento ad un esperimento condotto dal fisiologo russo Ivan Pavlov (1849-1946):

Il soggetto in questione è un cane, il quale risponde in modo differente quando si trova di fronte ad una ciotola di croccantini rispetto a quando sente il suono di un campanellino.

Schematicamente possiamo osservare 3 momenti:

Prima del condizionamento:

  • Cane + ciotola di croccantini = stimolo incondizionato. Riflesso incondizionato = aumento di salivazione

  • Cane + campanellino = stimolo neutro. Nessun riflesso condizionato = nessun aumento di salivazione

Durante il condizionamento:

  • Cane + ciotola di croccantini + campanellino = stimolo incondizionato. Riflesso incondizionato = aumento di salivazione

Dopo il condizionamento:

  • Cane + campanellino = stimolo condizionato. Riflesso condizionato = aumento di salivazione.

il metodo del condizionamento classico

Condizionamento classico. Foto via SlidePlayer

Watson e l’esperimento del piccolo Albert

Lo psicologo statunitense John Watson nel 1920 decise di dimostrare la validità dell’approccio comportamentista applicando il metodo del condizionamento ad una persona. La sperimentazione più famosa è rappresentata dal cosiddetto “Esperimento del piccolo Albert”, durante il quale Watson ha testato le proprie teorie applicandole ad un bambino di un anno di età affetto da idrocefalo, per dimostrare come la paura sia la conseguenza di un condizionamento di tipo ambientale, ovvero che andando a modificare alcune variabili sia possibile indurre una fobia in un individuo.

Watson applicò il condizionamento seguendo lo schema precedentemente illustrato:

  1. Esposizione del piccolo Albert ad un topo bianco; interazione senza pianto
  2. Esposizione ad un forte rumore provocato da una martellata contro un tubo di ferro, in questo caso il piccolo Albert risponde piangendo
  3. Esposizione a topo bianco + forte rumore di martellata contro tubo di ferro, Albert piange
  4. Esposizione al topo bianco, Albert piange e piangerà ogni qualvolta che si troverà di fronte un topo bianco o qualsiasi soggetto che possa assomigliargli. Watson aveva infatti provato ad indossare una maschera da topo accorgendosi che anche in quel caso il bambino risultava spaventato.

In conclusione, il bambino era condizionato da uno stimolo ambientale indotto cui seguiva una risposta emotiva diventata, dopo numerose ripetizioni, automatica.

Quali conseguenze?

L’esperimento del piccolo Albert ha dato il via ad un grande dibattito sugli stati d’ansia e di fobia indotti; tuttavia, per molti, è stato ritenuto l’esperimento più perverso della psicologia comportamentale.

Sono tantissime le fobie e, insieme ad esse, i motivi per cui nascono; tuttavia esistono anche metodi per provare a combatterle! Abbiamo parlato, ad esempio, della fobia di cadere nel vuoto dei climbers e di come affrontarla: per scoprirne di più cliccate qui!

Condividi l'articolo!

Post correlati: