
Mi suona strano - Bombino
La rubrica musicale di Spazii ci porta a conoscere Bombino con il suo blues dal deserto del Sahara.
7 febbraio 2021 • 3 minutiMi suona strano, la rubrica musicale di Spazii, dopo averci portati in Canada, per il quinto episodio si sposta tra le dune del Sahara per conoscere Bombino. Artista molto conosciuto e affermato a livello mondiale, Bombino riserva sempre qualche sorpresa, a partire, ovviamente, dalla sua musica. Ma andiamo con ordine.
Le origini di Bombino
Per comprendere appieno la musica di Bombino bisogna fare un passo indietro e andare ad Agadez, in Niger, o meglio, a un’ottantina di chilometri a nord-est della città. Qui in un accampamento tuareg, sotto un albero di acacia, nasceva Omara Moctar, che più tardi si farà chiamare Bombino. Membro di una tribù appartenente alla federazione Tuareg Kel Air, nel 1990 fu costretto a fuggire nella vicina Algeria a causa della rivolta tuareg contro il governo nigerino. Fu qui che entrò in possesso della sua prima chitarra e che imparò a suonarla da autodidatta.
Nella sua adolescenza, divisa tra Algeria e Libia, Omara divide il tempo tra la cura delle greggi e la chitarra, finché non entra nel suo primo gruppo. Qui prende il nome di Bombino (ⴱⵓⵎⴱⵉⵏⵓ in Tifinagh, alfabeto consonantico usato per le lingue berbere), ricalcato sulla parola italiana “bambino”, a causa della sua giovane età.
Con i suoi amici scopre il mondo dei grandi chitarristi occidentali come Jimi Hendrix e Mark Knopfler, e con i loro stili impregnerà la musica tuareg che non lascerà mai.
Dopo il suo ritorno in Niger viene spronato a pubblicare la sua musica, e così nel 2007 arriva alle stampe Group Bombino - Guitars from Agadez, vol. 2. Subito dopo Bombino fu però costretto a fuggire di nuovo dal Niger: il governo aveva deciso di soffocare nel sangue una nuova rivolta tuareg, arrivando anche a bandire le chitarre viste come simbolo di ribellione.
Iniziò così il viaggio di Bombino negli Stati Uniti, terminato nel 2010 con il suo ritorno definitivo nella sua terra natia. È proprio qui che, nuovamente incoraggiato, decide di pubblicare il suo primo album solista registrato in studio, Agadez.
Musica dal deserto
In Agadez Bombino è ancora molto vicino alle sonorità classiche della musica Tuareg: percussioni molto soft, strutture ricorsive, ritmo ondulante. Le canzoni parlano dell’universo del deserto, come vediamo in Tenere (The Desert, My Home).
Un salto verso uno stile più elettrico, più duro rispetto ad Agadez arriva con il secondo album di Bombino, pubblicato nel 2013, Nomad, peraltro prodotto da Dan Auerbach dei The Black Keys. Attenzione, ci sbaglieremmo, e non poco, pensando che l’artista si voglia allontanare dalla musica con cui è cresciuto. Bombino sperimenta, si sposta verso percussioni più decise, più vicine all’uso “occidentale”, ma gli stilemi della musica tuareg rimangono molto forti.
È con il suo terzo album, Azel, che la sperimentazione arriva su un altro piano. Registrato completamente negli Stati Uniti, Azel vede la chitarra di Bombino conquistare il primo piano, mentre si aggiungono beat reggae one drop e le voci si fondono secondo modelli più “occidentali”. Nasce così quello che Bombino stesso chiama Tuareggae, una fusione di blues del deserto, musica tuareg e reggae, appunto.
Deran, il suo ultimo album in studio, ritorna in parte alle sonorità originali, senza però abbandonare i progressi stilistici compiuti negli anni.
Infine, il 27 novembre 2020 è uscito l’ultimo album, Live in Amsterdam, dedicato alla memoria del suo chitarrista Illias.
Influenze e collaborazioni
In molti associano la musica di Bombino a quella dei Tinariwen, sebbene le differenze siano abbastanza marcate. Come i suoi colleghi maliani, Bombino ha intrecciato collaborazioni e amicizie nel mondo della musica a livello internazionale. Un esempio sono i membri dei Rolling Stones, con cui ha collaborato per un album del sassofonista Tim Ries suonando in Hey Negrita.
Esempio tutto italiano delle amicizie di Bombino è Lorenzo Jovanotti, che lo ospita nel suo album del 2015 Lorenzo 2015 CC. in Si alza il vento. La chitarra di Bombino buca gli spazi tra i versi, in un’atmosfera onirica.