
La strana storia dei fiori che cambiano colore
Un recente studio cerca di gettare luce sui fiori che cambiano colore per difendersi dal cambiamento climatico.
15 gennaio 2021 • 3 minutiIndice
Chiunque abbia avuto almeno una piantina in casa si sarà reso conto di uno strano processo. Da una piccolissima gemma verdognola spesso si passa a un bocciolo più chiaro (o più scuro, perché no) per poi avere una vera e propria esplosione di colore quando il fiore decide di sbocciare.
Tecnicamente, in tutto questo processo il fiore non ha cambiato colore, ma ha solo perso la sua capacità di effettuare la fotosintesi, specializzandosi in un modo diverso. Com’è noto, gli insetti impollinatori sono attratti dalle pigmentazioni vivaci, e permettono la riproduzione delle nostre amiche piante.
Fino a questo punto il processo è ben acquisito, in natura procede nelle angiosperme da almeno 130 milioni di anni (anche se gli esperti continuano a discuterne). Eppure qualcosa ora sta cambiando.
Cambiamenti climatici, cambiamenti del colore dei fiori
C’è un altro motivo per cui i fiori sono importanti per la riproduzione delle piante e, ancora una volta, il colore gioca un ruolo fondamentale.
Il polline ha infatti bisogno di essere protetto dai raggi UV: come gli umani, anche queste parti delicate delle piante subirebbero dei danni da un’esposizione prolungata. Per questo motivo, diversi esseri viventi hanno sviluppato degli “scudi”. Tra questi pigmenti difensivi troviamo ad esempio la melanina, comune a molte specie animali, ma altre soluzioni sono adottate anche dai gamberi e persino da alcuni batteri. Nei fiori i colori assorbono la luce ultravioletta e impediscono che si rifletta sulle antere, gli organi maschili che contengono il polline.
Esempi di variazione nella colorazione ultravioletta nei fiori: le aree dei petali più scure possiedono pigmenti che assorbono i raggi UV, quelle chiare li riflettono, foto via Current Biology
Ovviamente, i pigmenti presenti nei viventi non riescono a fare tutto il lavoro da soli, ed è qui che interviene l’ozono. L’ozonosfera che circonda il nostro pianeta trattiene gran parte dell’energia che proviene dal Sole, soprattutto le radiazioni con effetti più distruttivi sulla vita. Se non fosse che dal 1979 al 2008 questo strato protettivo si è via via assottigliato a causa dell’azione umana, e i raggi UV che arrivano sulla Terra sono aumentati circa del 35%.
Secondo una ricerca pubblicata su Current Biology, la riduzione dello strato di protezione garantito dall’ozono sta avendo degli effetti importanti sulla colorazione dei fiori. L’analisi ha interessato 1238 fiori di 42 specie differenti, raccolti tra il 1941 e il 2017, in modo da rendersi conto dell’evoluzione storica del fenomeno. I risultati fanno sicuramente riflettere: i pigmenti protettivi sono aumentati mediamente del 2% ogni anno, in particolare nei fiori con le antere più esposte alla luce solare.
I fiori con le antere racchiuse nei petali avrebbero al contrario diminuito la concentrazione di pigmenti per evitare di assorbire troppe radiazioni e di conseguenza aumentare la temperatura all’interno del fiore: troppo calore avrebbe reso sterile il polline. In queste specie le variazioni di colore dipenderebbero quindi da un adattamento alle temperature esterne più alte.
Variazioni impercettibili nel colore dei fiori, per gli umani
Se da un lato questi dati possono stupirci perché fotografano un evento diffuso e in costante crescita, dall’altro è anche lecito farsi una domanda. Perché non ce ne siamo accorti prima?
Semplicemente, si tratta di variazioni di pigmentazione tanto piccole da non essere riconoscibili dall’occhio umano. Ma se per noi i fiori che cambiano colore non sembrano un problema, per gli insetti impollinatori lo sono eccome.
I fiori con le antere esposte hanno spesso una configurazione riflettente “a occhio di bue. I pigmenti che assorbono i raggi UV si trovano nella parte centrale del fiore, mentre quelli riflettenti all’esterno dei petali. Questo schema risulta essere particolarmente attraente per gli insetti o alcune specie di uccelli che, al contrario degli esseri umani, vedono nel campo delle radiazioni ultraviolette.
Il rischio è che i fiori che cambiano colore in risposta all’assottigliamento dello strato di ozono o all’aumento delle temperature diventino invisibili agli impollinatori.
Non sono ancora del tutto chiari i complessi meccanismi dietro a questi cambiamenti. Gli effetti sul futuro dei fiori stanno tutti nella loro capacità di adattarsi alla crisi climatica.