
L'insediamento di Joe Biden tra Covid e gruppi d'odio
La cerimonia di insediamento di Joe Biden si svolgerà senza pubblico a causa della pandemia. Ma anche i gruppi d'odio fanno paura.
19 gennaio 2021 • 5 minutiIl 20 gennaio alle 11:30 ora locale (in Italia saranno le 17:30) si svolgeranno le cerimonie per l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. Dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio scorso le forze di sicurezza sono state dispiegate su vasta scala.
Sarà con ogni probabilità un’inaugurazione inedita, innanzitutto per la mancanza delle folle ad accompagnare l’evento. Ci sarà la musica, il giuramento solenne del nuovo Presidente. Ma là fuori ci saranno anche molti gruppi d’odio, con cui gli States di Joe Biden dovranno per forza fare i conti.
Un insediamento a porte chiuse
L’insediamento di Joe Biden si deve svolgere, come quello di qualsiasi Presidente degli Stati Uniti, il 20 di gennaio: lo stabilisce il 20° emendamento approvato nel 1933. La cerimonia dell’inauguration è un crocevia formale che segna l’inizio di ogni nuova presidenza, e si tiene a Washington DC. Non c’è un cerimoniale preciso da rispettare, ma ciò che non può assolutamente mancare è il giuramento del presidente eletto, che avviene intorno alle 12 (in Italia le 18):
I, …, do solemnly swear [or affirm] that I will faithfully execute the office of President of the United States, and will to the best of my ability, preserve, protect, and defend the Constitution of the United States. So help me God.»
In seguito il Presidente tiene un discorso, solitamente programmatico.
Quest’anno però ci sarà qualcosa di diverso. Mancherà, ad esempio, il pubblico, a causa delle restrizioni imposte per il controllo dei contagi da coronavirus. L’organizzazione della cerimonia è intervenuta per popolare il National Mall, ovvero il viale che va dal Campidoglio al Lincoln Memorial, con 200.000 bandiere degli Stati Uniti, a simboleggiare la folla che solitamente assiste all’inaugurazione.
(AP Photo/Alex Brandon) - su ilPost trovate la gallery completa
La mancanza di pubblico alla cerimonia di insediamento di Joe Biden ha anche un’altra spiegazione. L’assalto al Congresso del 6 gennaio scorso ha lasciato una profonda ferita nell’immaginario americano. Un luogo apparentemente inviolabile è stato espugnato con una facilità disarmante da gruppi di sostenitori di Trump. Le modalità con cui si è svolto l’attacco hanno assunto persino dei tratti carnevaleschi, ma secondo alcuni analisti la situazione sarebbe molto più grave di come possa apparire.
Tra scherzo e serietà
James Poniewozik sulle colonne del New York Times racconta di come le fotografie che ritraevano l’ormai famoso “sciamano” con le corna o il signore allegro che rubava il podio di Nancy Pelosi abbiano contribuito a dare un’immagine scherzosa all’accaduto. Riguardando i video girati quel giorno ci si rende però conto che la tragedia è stata sfiorata di pochissimo.
C’è stato un grande errore negli anni della presidenza Trump: non ci si è resi conto che una cosa o una persona possono essere pericolose anche se sembrano buffe. Quelle persone non stavano solo “cosplayando” una rivolta, la stavano facendo. I morti ne sono la dimostrazione.
Una mappatura dei gruppi d’odio
Vale la pena soffermarsi sui molteplici gruppi d’odio che sono nati negli anni negli Stati Uniti. Si tratta di fenomeni che da un lato possiamo percepire anche come molto lontani culturalmente, ma che in realtà, quasi in sordina, stanno talvolta attraversando l’Atlantico.
Un interessante progetto sviluppato dal Southern Poverty Law Center cerca di fare chiarezza su questi gruppi d’odio collocandoli su una mappa.
Immagine tratta dalla Hate Map del South Poverty Law Center
La mappatura al momento è aggiornata al 2019 (si attende ancora l’edizione 2020 del report), ma emergono comunque dati molto interessanti. In totale i gruppi d’odio tracciati sono 940. Si va da gruppi anti-immigrati a gruppi anti-LGBTQ, passando ovviamente per il Ku Klux Klan e negazionisti dell’Olocausto.
Pressoché tutti questi hate groups possono essere ricondotti all’estrema destra. Alcuni sono più strutturati, hanno nomi e simboli definiti. Prendiamo ad esempio i Proud Boys, tra i gruppi più attivi sulla scena dell’odio statunitense: fondati nel 2016, politicamente si collocano nell’estrema destra, hanno posizioni anti-immigrazione e prevedono una partecipazione esclusivamente maschile. I membri sostengono idee trumpiane legate al mondo della libera impresa e dei muri lungo i confini, associandole a forme di libertarismo estremo (quello che vorrebbe vedere una pistola in mano ad ogni cittadino) e a un’enfatizzazione estrema dei ruoli di genere. Un piccolo dettaglio: il loro nome deriva dalla versione musical del classico Disney Aladdin.
I gruppi di nazionalisti bianchi erano 155 nel 2019. Si tratta di gruppi molto estesi e diffusi capillarmente sul territorio statunitense. Tra le loro fila si trova la stragrande maggioranza dei partecipanti all’assalto al Congresso. In mezzo a loro si trovano anche sostenitori di teorie del complotto più o meno famose, come ad esempio QAnon.
C’è da aggiungere un segnale preoccupante che proviene dagli anni dell’amministrazione Trump. Secondo l’ultimo report del Southern Poverty Law Center i gruppi di nazionalisti bianchi sono cresciuti del 55%. La causa scatenante di questa importante crescita sarebbe la paura di un cambiamento demografico, che spinge i movimenti razzisti a guadagnare consensi.
Le preoccupazioni per la sicurezza durante la cerimonia di insediamento di Biden riguardano proprio le possibili azioni dei suprematisti bianchi, che in alcuni Stati si stanno già mobilitando.
L’insediamento di Joe Biden, uno strappo con il passato
Il Trumpismo ha alimentato alcune di queste correnti d’odio, portando talvolta all’esasperazione comportamenti scorretti quando non illegali o lesivi dei diritti umani.
Biden vuole che la sua amministrazione tracci un solco rispetto a questo passato razzista, omofobo, misogino e suprematista. Non sarà certamente un compito facile, però.
Fino all’ultimo, Trump ha messo in campo leggi e atti mirati a minare il percorso di Biden. Provvedimenti insidiosi che sarà complicato smantellare, o quantomeno divisivo.
Intanto, l’attenzione rimane alta sulla cerimonia di inaugurazione. Un passo alla volta, Joe