I problemi del ritardo dei vaccini anti Covid-19

I ritardi e il mancato rispetto di misure restrittive stanno facendo salire il numero di contagiati in Israele anche tra chi ha già ricevuto la prima dose di vaccino.

2 gennaio 20213 minuti

Molti israeliani si stanno ammalando di Covid-19 dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer/BioNTech. Secondo quanto riporta il Times of Israel si tratta di almeno 240 persone.

La ragione del contagio non risiede nei meccanismi di funzionamento del vaccino stesso, dal momento che non provede l’inoculazione di coronavirus, nemmeno in una sua forma depotenziata.

L’immunità al virus con questo vaccino si sviluppa negli 8-10 giorni successivi all’inoculazione, e si raggiunge il 95% di efficacia con una seconda dose a tre settimane di distanza dalla prima.

Il problema sta proprio nel lasso di tempo necessario al corpo per sviluppare i primi anticorpi alla proteina spike, responsabile del contagio. Se vengono meno le misure di contenimento a cui ormai siamo abituati (uso delle mascherine, distanziamento fisico, pulizia delle mani) si può entrare in contatto con il virus, e questo ha il tempo di proliferare e far sviluppare la malattia all’organismo.

Questioni di velocità

Sebbene Israele abbia già vaccinato il 10% della sua popolazione, è chiaro che c’è ancora molta strada da fare. In questa fase, la velocità può giocare un ruolo fondamentale.

Il punto debole del Paese potrebbe essere la sua capacità di mantenere una solida catena di rifornimenti dei vaccini. Secondo il piano originale, nel mese di gennaio arriveranno circa un milione di dosi del vaccino Pfizer, ma non sono sufficienti e la campagna di vaccinazione potrebbe subire dei rallentamenti fino alla nuova fornitura a febbraio. Le conseguenze potrebbero essere di un aumento della morbilità e della mortalità, soprattutto se non verranno rispettate severe restrizioni.

I media israeliani che hanno riportato le cifre degli contagi hanno esortato il pubblico a rimanere vigile e seguire scrupolosamente tutte le precauzioni almeno per i 30 giorni successivi alla somministrazione della prima dose.

A ciò si aggiunge ancora un problema, quello delle comunità palestinesi. Fino ad ora i territori della Cisgiordania occupata e della Striscia di Gaza non hanno ottenuto dosi del vaccino Pfizer/BionNTech. Entro febbraio circa il 3% dei palestinesi in questi territori dovrebbe essere vaccinato grazie a COVAX, un’iniziativa co-guidata dall’Oms per una distribuzione equa dei vaccini a livello mondiale. L’impegno di COVAX è di arrivare a una copertura del 20% delle vaccinazioni necessarie nel territorio palestinese, e AstraZeneca ha offerto coperture per un altro 20% della popolazione. I blocchi di Israele ed Egitto pesano però in maniera importante.

Cosa si fa in Italia

La campagna di vaccinazione italiana è iniziata ufficialmente il 31 dicembre 2020, dopo l’avvio in contemporanea agli altri Paesi dell’Unione Europea il 27 dicembre.

Secondo il Report Vaccini Anti COVID-19, che monitora l’andamento delle vaccinazioni nel nostro Paese, la campagna procede secondo i piani.

Dati sulle vaccinazioni in Italia aggiornati al 1 gennaio 2021

Dati sulle vaccinazioni in Italia aggiornati al 1 gennaio 2021

Eppure si sono già registrati i primi ritardi negli scorsi giorni. La consegna di alcune partite ha subito rallentamenti per il maltempo, ad esempio. Un accumulo di ritardi è un rischio che il sistema sanitario non può correre.

Inoltre, più volte le autorità sanitarie italiane hanno ripetuto la necessità di mantenere per tutto il 2021, o comunque almeno fino a quando non si sarà raggiunta l’immunità di gregge, le misure per il contenimento dei contagi.

Sul sito del Ministero della Salute si trovano comunque diverse indicazioni a proposito del vaccino, con una risposta a molte delle fake news pubblicate negli ultimi mesi.

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