
Gli undici mesi di Patrick Zaki in carcere
Il 7 febbraio 2020 Patrick George Zaki veniva incarcerato per accuse di propaganda al terrorismo. Un attacco a chi lavora per la difesa dei diritti umani.
7 gennaio 2021 • 2 minutiIl 7 febbraio 2020 Patrick George Zaki atterrava all’aeroporto del Cairo. Arrivava da Bologna, città in cui lo studente egiziano stava partecipava ad un GEMMA, un Master Erasmus Mundus che si occupa di Women’s and Gender Studies. Era tornato in Egitto per una visita alla sua famiglia, ma non è mai arrivato a casa con loro.
Alcuni agenti lo prelevano, scompare per un intera giornata. L’8 febbraio la procura della città di Mansura convalida il suo arresto. Le accuse a suo carico sono molto gravi: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo. Il carcere è immediato.
Bisogna però aspettare luglio 2020 per la prima vera e propria udienza. I suoi avvocati (che non lo vedevano da marzo) lo trovano dimagrito, stanco. Bisogna aspettare agosto perché Patrick possa rivedere sua madre, con cui non aveva avuto contatti ravvicinati da marzo.
Facendo un salto avanti di qualche mese, il 7 dicembre 2020 il tribunale antiterrorismo del Cairo rinnova per altri 45 giorni la custodia cautelare.
È così che arriviamo a oggi, 7 gennaio 2021. Undici mesi esatti di carcere per Patrick George Zaki, senza che si sia mai svolto un processo. Alcune fonti riportano anche che sarebbe stato torturato.
Secondo Amnesty International Italia (a cui dobbiamo anche l’accuratissima ricostruzione della storia di Zaki) Patrick è un prigioniero di coscienza, detenuto per il suo lavoro a favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social. Circa 250.000 persone da tutto il mondo hanno firmato una petizione per la sua scarcerazione, secondo quanto riporta la pagina Facebook in suo supporto Patrick Libero senza contare una risoluzione del Parlamento europeo
L’Università di Bologna ha “adottato” Zaki, e si sta battendo insieme a molte altre realtà e associazioni per la sua liberazione. Citiamo ad esempio l’ultimo messaggio del Rettore dello stesso Ateneo per chiedere che Patrick possa almeno proseguire i suoi studi con il secondo anno.
Eppure, di fronte ad una così palese violazione dei diritti umani portata avanti dal governo egiziano, cosa sta facendo il governo italiano? Non quello che viene richiesto a gran voce dal mondo delle associazioni. Il Governo si muove cauto, su questa vicenda come su quella dell’omicidio di Giulio Regeni. In ballo ci sono i forti interessi economici legati alla vendita di armi, fregate ed elicotteri all’Egitto. Il cosiddetto “affare del secolo” potrebbe passare davanti al rispetto dei diritti umani, superandolo a destra.
Amnesty International, intanto, ha lanciato un contest chiamato Free Patrick Zaki, prisoner of conscience in vista del triste anniversario della carcerazione di Patrick Zaki. I 10 poster selezionati dalla giuria saranno esposti in tutti i luoghi che aderiranno all’iniziativa, per moltiplicare le voci che chiedono libertà per Patrick Zaki.