
K2 invernale 2021, una lunga storia d’amore con l'Italia
I team sono già alle pendici della vetta per affrontare l'ascesa al K2 invernale 2021. Due italiani partecipano alla spedizione in team differenti.
6 gennaio 2021 • 4 minuti
Il K2, la seconda vetta più alta al mondo, è la montagna degli italiani in ambito alpinistico (non geografico o politico, ovviamente) in quanto la sua prima ascensione venne effettuata ad opera di una spedizione italiana.
Un piccolo orgoglio nazionale, mai dimenticato ma a lungo discusso e polemizzato per oltre mezzo secolo. La spedizione guidata dal geologo Ardito Desio (1897-2001) nell’estate del 1954 portò alla conquista della vetta vergine di quella che ancora oggi è considerata una delle montagne più difficili al mondo.
Da allora l’alpinismo è profondamente mutato ed evoluto, le spedizioni oggi non sono più teatro di vere e proprie sfide di conquista tra nazioni come fu la Luna negli anni della Guerra Fredda. Incredibili innovazioni a livello tecnico le hanno rese nei decenni se non “più facili” senz’altro meno disperate. Basti pensare alle previsioni metereologiche oggi estremamente affidabili, all’abbigliamento più efficiente e confortevole, alle attrezzature più leggere ed alla possibilità di ricevere soccorsi fino ad altitudini di circa 6000 m, impensabili da raggiungere con elicotteri negli anni di Bonatti o di Messner.
L’ultimo grande problema Himalayano
Nonostante tutte queste migliorie, che hanno aperto la strada dell’alpinismo Himalayano anche a dilettanti e amatori danarosi (le cui spedizioni sono ben diverse da quelle dei professionisti, in quanto si affidano all’uso dell’ossigeno supplementare, così come ai portatori di alta quota e guide esperte), i quattordici 8000 restano un’impresa non semplice. La mortalità su alcune di queste vette, come l’Annapurna, il Nanga Parbat e il K2, ha un indice che va dal 25 al 40% e resta ancora elevatissima.
Con l’aumentare della pressione sulle montagne nella stagione estiva, che in certi casi porta a veri e propri congestionamenti delle vie, con file di alpinisti in attesa del proprio turno per raggiungere la cima (situazioni molto pericolose che spesso costano la vita a chi non possiede una preparazione sufficiente) e con sempre più vette conquistate e vie aperte, si è reso necessario per gli alpinisti più affamati ed esperti trovare un nuovo terreno di sfida. È così che è nato l’Himalayismo invernale, i cui precursori furono i polacchi Krzysztof J. Wielicki ed il suo compagno Leszek Cichy nella spedizione del 1980 guidata da Andrej Zawada dove conquistarono in prima assoluta l’Everest nella stagione più difficile.
Ad oggi, solamente il K2 fra tutti e quattordici gli 8000 mantiene il primato di aver respinto ogni tentativo di scalata invernale e resta un problema insoluto. “L’ultimo grande problema Himalayano” come spesso viene definito.
2021 Inverno della svolta?
Forse però una nuova pagina dell’alpinismo sta per essere scritta. Nella stagione invernale 2020/2021 infatti sono decine gli alpinisti che da tutto il mondo raggiungeranno le pendici del K2 nel tentativo di conquistarne la cima ad ora inviolata.
Tra questi non si possono non citare la squadra di Seven Summit Treks, forte di dieci esperti alpinisti e una dozzina di Sherpa, guidata dal catalano Sergi Minigote.
C’è poi il trio, giunto per primo alle basi del K2, composto dall’Islandese John Snorri, il Pakistano Muhammad Ali Sadpara e suo figlio Sajid Ali Sadpara, il cui arrivo anticipato di tre settimane rispetto all’inizio dell’inverno astronomico pare sia dovuto ai timori di incontrare difficoltà nell’avvicinamento al campo base lungo il ghiacciaio Baltoro, che potrebbe precludere un tentativo di salita come è avvenuto lo scorso anno allo stesso John Snorri.
Dettaglio di una foglia di aloe vera. Foto via Nirmal Purja - Nimsday sul K2
Invece, secondo il programma di Nirmal Purja, alpinista nepalese, e del suo team, Purja una volta giunto in vetta al K2 scenderà con l’ausilio di un parapendio. Purja nel 2019 aveva già fatto parlare di sé con il suo “project possible 14x7”, ambizioso piano poi portato a termine con successo per scalare tutti e 14 gli 8000 in un tempo massimo di sette mesi contro il record precedente di oltre 7 anni (Nirmal ha poi impiegato 6 mesi e 6 giorni).
Un’altra “squadra” da tenere d’occhio sarà poi la coppia composta dal romeno Alex Gavan e l’altoatesina Tamara Lunger. I due sono uniti da una lunga amicizia nata nel 2014 proprio alle basi del K2 che Tamara vinse quello stesso anno (diventando l’undicesima donna a riuscirci), mentre Alex scalò invece Broad Peak. Il loro approccio alla salita sarà quanto più tradizionale: non useranno ossigeno supplementare e ripercorreranno la storica Via degli Abruzzi.
Alex Gavan e Tamara Lunger al loro arrivo a Skardu (foto via Facebook)
Alla stampa romena Alex ha dichiarato: “Io e Tamara non siamo qui per vincere il titolo di primi in vetta al K2 in inverno… . Non siamo in competizione con altre squadre sulla montagna, ma invece portiamo la nostra energia e attrezzatura per collaborare e lavorare sulla via con spirito di generosità e altruismo. È mia profonda convinzione che le montagne vadano scalate non solo con attrezzi da ghiaccio e ramponi, che tutti abbiamo, ma soprattutto, con umiltà.”
Un alpinismo moderno e tradizionale
Umiltà è una parola chiave quando si parla di alpinismo. Il non voler raggiungere una vetta ad ogni costo e con ogni mezzo, ma imporsi delle regole etiche e magari dei limiti a riguardo, rendendo più intensa la sfida che si affronta, non fa che accrescere la stima di chi l’alpinismo l’ha fatto negli anni addietro senza i tanti aiuti offerti dalla modernità. In questo modo si può rispettare quello che per molti come Bonatti e Messner non è solo uno sport, ma prima di tutto uno stile di vita.
Staremo dunque con le orecchie tese pronti a ricevere aggiornamenti riguardo all’impresa che questi uomini e donne si sono messi in testa di risolvere, osservando le strategie che le differenti squadre seguiranno nel tentativo di portare a casa la cima inviolata e l’emozione infinita che ne consegue.
A tutti quanti questi avventurieri ed esploratori, in bocca al lupo!