
Paura di cadere nel vuoto - 4 regole per imparare a superarla
Consigli su come superare la paura di cadere nel vuoto quando si arrampica imparando dalle esperienze passate
23 dicembre 2020 • 6 minutiIndice
Da dove nasce la paura di cadere nel vuoto?
Sembrerà strano, ma le paure innate dell’essere umano sono soltanto due: vuoto e rumori forti. Tutte le altre paure che sviluppiamo crescendo sono dovute al nostro stile di vita ed alle nostre esperienze - ad esempio, chi vive in campagna avrà la tendenza a sopportare meglio gli insetti rispetto chi vive in città, mentre questi ultimi sopporteranno meglio i rumori ed il trambusto urbano.
Quindi, con la paura di cadere nel vuoto ci nasciamo tutti - chi più, chi meno - e possiamo solo allenarci per farla diventare parte della nostra routine di scalatori.
Come si supera la paura di cadere nel vuoto?
Questa domanda nasconde un trabocchetto, difatti non possiamo superare totalmente la paura di cadere nel vuoto, ma soltanto imparare a conviverci e controllarla in base alle situazioni.
Nel mio caso - ma comincio a credere che sia un pensiero condiviso da più persone - la paura è maggiore su un tiro in placca che non in strapiombo, è maggiore su un tiro nuovo che non su uno che conosco già, è maggiore durante una sessione di allenamento outdoor che non in palestra - ma perché sto dicendo tutto questo e come potrebbe aiutare a superare questa paura?
Forse, analizzando a fondo i motivi che ci portano ad avere paura, riusciremo a trovare una soluzione e di conseguenza un modo per superarla. Per questa analisi partirò quindi dall’unica persona che credo di poter conoscere a fondo - me stesso.
Analisi introspettiva come strumento di controllo della paura di cadere nel vuoto
Partirò con l’analisi dei paragoni fatti nel paragrafo precedente, per poi aggiungere alcuni dettagli di contorno, cercando di trarne una conclusione che - oltre me - possa aiutare più persone possibile.
La paura di cadere è maggiore su placca rispetto lo strapiombo perché nel secondo caso troviamo solo il vuoto sotto di noi e - per quanto strano ad una prima lettura - è meglio questo che altre rocce od ostacoli sui quali potenzialmente sbattere e farsi male.
Placca by Billy Onjea. Foto via Unsplash
Strapiombo by Hu Chen. Foto via Unsplash
Quanto alla familiarità con un tiro, qui la paura dipende dal fatto che non so cosa aspettarmi - quindi non so quali potrebbero essere i punti con maggior rischio di caduta, ad esempio: durante una prima salita on sight utilizzo un appiglio non ottimale e cado; poi, conoscendo il tiro, imparo che vicino quell’appiglio ce n’è uno migliore che non solo mi aiuta nella salita, ma mi risparmia la caduta.
Quando riproverò il tiro saprò già eventualmente che tipo di caduta mi aspetta ed in che punto - e questo contribuirà a diminuire la paura del vuoto. Passiamo ora al paragone difficile: più paura in outdoor che in palestra (e non parlo di arrampicata indoor con corda, ma di bouldering). Cadendo in palestra si atterra in caduta libera sul materasso che - se troppo rigido - rischia di farci male alle caviglie (perché solitamente cadiamo in piedi) od a qualsiasi altra parte del corpo, inoltre su pareti appoggiate si rischia di sbattere contro altre prese.
Indoor climbing by Bhargava Marripati. Foto via Unsplash
In falesia invece, anche in lead-climbing, la caduta viene ammortizzata dalla corda e - nella maggior parte dei casi - non si viene a contatto col terreno. E’ quindi possibile che la paura arrivi da una mancanza di fiducia nell’attrezzatura, ovvero: in palestra è coinvolta solo la nostra forza - quindi sentiamo quando non basterà, mentre per l’outdoor sono coinvolti rinvii, corda, imbrago, […] - insomma molte più variabili sulle quali fare affidamento.
Questo potrebbe quindi essere un primo punto sul quale lavorare: manutenzione costante della propria attrezzatura e completa fiducia in essa (siate però consapevoli che l’imprevisto può capitare). Poi, se c’è il rischio di graffiarsi contro la parete, dobbiamo essere abbastanza reattivi da spingerci lontano dal muro, in modo da favorire una caduta senza ostacoli.
Ma alla fine, che rischi si corrono?
Se a questo punto abbiamo acquisito una completa fiducia nella nostra attrezzatura e - soprattutto - nel nostro assicuratore (non l’uomo in giacca e cravatta della Allianz, ma la persona che regge la corda durante la nostra salita), allora resta da chiedersi cosa può succedere durante una caduta. Assumendo che non succedano strani imprevisti, la risposta è semplice: se cadiamo nel vuoto assolutamente nulla, altrimenti potremmo sbattere contro una parete o un terrazzino di roccia e provocarci - alla peggio - una frattura (lo so, sembra una tragedia, ma non è nulla che non guarisca con un po’ di tempo, inoltre le probabilità sono molto basse).
Quindi lavorando anche su questo aspetto possiamo liberare la mente dalla limitazione che ci provoca la paura di cadere e concentrarci appieno sulla salita che stiamo effettuando. Attenzione: liberare la mente non vuole in alcun modo dire che dovete agire in modo sconsiderato, il rischio va valutato in anticipo di caso in caso.
Non fantasticate su cosa sarebbe potuto succedere
In questo paragrafo non racconterò di quando ho scampato la morte per un soffio, o di quando sono caduto per 100 metri senza corda - anche perché nessuna delle due cose è mai successa ed io non sono uno scalatore così esperto, più un novizio semmai - ma vorrei raccontarvi quali sono stati i miei episodi di caduta e come ho reagito o sto cercando di reagirvi.
Sul 7A ‘Sciallo’ (falesia di Lungaserra, settore Torre Bianca) mi è capitato di cadere per 3 metri verticalmente nel vuoto, risultato? È stato così rapido che non me ne sono nemmeno accorto, mi sono ritrovato appeso alla corda 3 metri più in basso rispetto dove ero prima. Sul 6B+ ‘Alors on Vole’ (falesia di Revello ‘San Leonardo’, settore Pilastro Rosso) ho fatto forse la caduta che mi ha spaventato di più, il piede è rimasto dietro la corda, ribaltandomi e facendomi battere di schiena contro la parete (si, ero a testa in giù).
Sul momento - una volta capito che non avevo lesioni - nessuna reazione se non la noia di dover rifare la salita, ma nei giorni successivi la mia mente ha iniziato a pensare a tutto ciò che sarebbe potuto succedere e da lì è nato un blocco che tuttora cerco di superare. Quindi altro consiglio: non fantasticate su cosa sarebbe potuto succedere.
Conclusioni e curiosità - Alex Honnold
Riassumendo
- Valutate il rischio in ogni situazione e non agite in modo sconsiderato
- Controllate frequentemente la vostra attrezzatura, così sarà più facile fidarvi sapendo che funziona tutto
- Fatevi assicurare da una persona della quale vi fidate ciecamente e che sa cosa sta facendo
- Non pensate a cosa potrebbe succedere in caso di caduta, concentratevi invece sulla salita e - quando cadete - rimanete lucidi e pensate in fretta per ridurre il danno al minimo (spesso non dovrete fare proprio nulla)
Concludo con una curiosità. Alex Honnold è uno scalatore che pratica free solo, ovvero scalata outdoor senza protezioni: solo lui e le sue forze.
Questo lo espone ad un rischio estremo e la paura dovrebbe essere alle stelle, ma non sembra sia così. Alcuni medici hanno studiato il suo cervello - in particolare l’amigdala - per capire se ci fosse qualche anomalia e, sottoponendolo a stress, non hanno visto reazioni.
Non è chiaro se questo fosse dovuto al suo saper ammaestrare la paura, o se le situazioni mostrate per lui non fossero pericolose o stressanti o ancora se ci sia davvero un malfunzionamento che gli impedisce di avere paura, ma potrebbe essere la conferma alla teoria mostrata in questo articolo. Per un approfondimento su Honnold vi rimando a questa lettura